La tradizionale partita di scacchi a personaggi viventi che si tiene ogni due anni a Marostica ha festeggiato il suo sessantesimo anniversario. L’arena è stata stracolma per tutti e quattro gli spettacoli (tre serali e una pomeridiana) dei giorni 12-13-14 settembre 2014.
A Marostica le vie portano tutti nomi di scacchisti famosi, i politici vengono eletti in base alla loro abilità nel gioco degli scacchi e non è raro che la gente si tolga il saluto per giorni e giorni a causa di un gambetto rifiutato.
In realtà questo non è vero, ma, a giudicare dall’atmosfera che si respira nei giorni della famosa partita, non stenteresti a crederlo. C’è gente che gioca a scacchi ovunque, quasi tutte le attività commerciali cercano di lucrare sull’evento e, se provate a origliare due passanti a caso, probabilmente li sentirete parlare del nobil giuoco. Moltissimi sono gli abitanti del comune veneto coinvolti come volontari (preziosissimo il contributo di questi ultimi) e non è raro, vagando per il minuscolo centro storico, imbattersi in uno dei seicento figuranti in costume che prendono parte alla rievocazione. È importante ricordarlo perché la partita a scacchi viventi, che di fatto è uno spettacolo più che una partita vera e propria, in quanto le mosse vengono decise in precedenza, è soprattutto una grande festa popolare. È la città stessa, con l’entusiasmo dei suoi abitanti e dei turisti venuti da ogni parte del globo per assistere all’evento, il vero spettacolo.
Come è noto, tutto prende spunto da una leggenda che si vuole ambientata nel 1454, quando due giovani cavalieri si innamorarono entrambi della bella Lionora, figlia del governatore di Marostica, il quale, per evitare spargimenti di sangue, decise di darla in sposa al vincitore di una partita al “Nobil Ziogo de li scacchi”.
La storia ci viene raccontata in dialetto veneto da ottimi attori che vestono i panni dei protagonisti della vicenda e di maschere della Commedia dell’Arte, il tutto con un contorno di saltimbanchi, trampolieri e mangiatori di fuoco. Seguono la sfilata in costume dei figuranti, tra cui una fila di fanciulle recanti ognuna un cesto di ciliegie (orgoglio della cittadina veneta), e le esibizioni degli sbandieratori. La partita è un gioiellino della durata di pochi minuti incastonato in questa gigantesca cornice di due ore e mezza. Durante la partita, complici forse i flash fotografici degli spettatori (colgo l’occasione per ricordare che il flash di una macchina fotografica non può raggiungere un palco posto a cinquanta metri di distanza) per poco uno dei due cavalli bianchi non fugge nel bel mezzo del duello, come il cavallo Aquilante di monicelliana memoria.
La parata in costume, insieme all’esibizione degli sbandieratori, è senza dubbio un pezzo forte di questa manifestazione. Tuttavia la presenza fin troppo massiccia di questi due elementi li ha un po’ mortificati. Dopo l’ennesimo numero di sbandieratori e dopo l’ennesima processione a passo di Via Crucis, la magia iniziale comincia pericolosamente a scemare. In effetti, i momenti più godibili sono stati proprio quelli meno ridondanti, come i monologhi degli attori, le esibizioni dei giocolieri o i giochi pirotecnici.
A spettacolo finito, tuttavia, non si può fare a meno di pensare che una volta ogni due anni valga comunque la pena di presentare tutta questa maestosità di costumi, trucchi e oggetti d’epoca nel modo più minuzioso possibile. E’ opinione diffusa che i ringraziamenti delle autorità alla fine degli spettacoli dovrebbero essere proibiti per legge e quello della presidente dell’Associazione Pro Marostica, che ha concluso la rappresentazione, non fa eccezione.
Questa, dettaglio più o dettaglio meno, era la cronaca della partita a scacchi viventi di Marostica. Certamente si tratta di uno spettacolo bambinesco, Ingenuo, ma non fa nulla, perché il teatro è anche questo: voglia di stupirsi, entusiasmo genuino, amore per le storie fiabesche. E questa rappresentazione popolare riesce benissimo a condurre a questo stato d’animo anche lo spettatore moderno, abituato ad intrattenersi con le trovate più fantasiose e spettacolari.
Francesco Vittorino