Mercoledì 23 e giovedì 24 aprile al Piccolo Eliseo Patroni Griffi, la compagnia italo-armena Incontroverso ha portato in scena A porte chiuse, tratto dall’omonimo testo teatrale di Jean-Paul Sartre, con regia di Marine Galstyan.
“Benvenuti all’inferno”: questo l’annuncio di un bizzarro valletto/Caronte ai tre ignari protagonisti della vicenda narrata. Tre sedie dalla forma eccentrica li attendono in una stanza chiusa, blindata da un cancello, per quello che si annuncia essere un tempo lunghissimo, l’eternità. Perché sono finiti all’Inferno? Perché proprio insieme e nella stessa stanza? Che cosa hanno in comune questi tre fragili esseri umani? Ines, donna rigida, mascolina, dalla forte personalità; Estella, apparentemente svampita, superficiale e frivola ed infine Garcin, uomo tutto d’un pezzo, dalle eroiche convinzioni, che sembra vittima del sistema.
Tutti e tre avranno il tempo di scoprire le nefandezze compiute dagli altri, in una strana seduta psicoanalitica molto crudele, che a tutti gli effetti è il modo con cui espiano definitivamente i peccati commessi sulla Terra. A turno avranno la possibilità di avere una visione veloce di quello che hanno lasciato e della vita che continua a scorrere senza di loro. Una luce appare, il cancello si apre, ma i tre continuano a rimanere lì, nel buio delle loro esistenze.
Un progetto di dramma-coreografia che avrebbe potuto avere un esito più interessante. Il tango, purtroppo, non è protagonista come si vorrebbe, essendo i momenti dedicati a questo ballo la parte più affascinante dell’intero spettacolo. I protagonisti non sono convincenti nei momenti di sola recitazione quanto lo sono in quelli di danza, peccando di teatralità ed eccessivo manierismo. Degna di nota la scenografia, che divide nettamente il mondo terreno da quello infernale. Belle le musiche di Astor Piazzolla, Mariano Mores e dei Gotham Project.
Andrea Di Carlo