Prima la mamma poi la moglie @ Teatro delle Muse – Roma

prima mamma moglieAl teatro delle Muse va in scena Prima la mamma e poi la moglie, scritta e diretta da Geppi Di Stasio già nel 2009, che ora ripropone il suo lavoro fedelmente ma con qualche piccolissimo riadattamento.

Matteo sconta ingiustamente sei mesi di carcere come assessore alla Nettezza Urbana del Comune di Napoli dopo appena sei mesi di matrimonio. Quando torna in libertà sale forte in lui la necessità di un periodo di tranquillità con la moglie in una sua villetta di campagna, ma il pericolo è sempre in agguato: l’ossessiva mamma si presenta per un breve soggiorno con lui, insieme al suo compagno Giacomo, responsabile di tutti i guai giudiziari di Matteo. Il colpo di grazia viene dato dall’inaspettato arrivo di un fratello di Giacomo, un potente cardinale con la sua illibata ma assatanata perpetua, che obbligheranno le due coppie a una serie di menzogne sulla propria identità per ingraziarsi l’esponente del clero. Matteo, per liberarsi degli sgraditi ospiti, ricatta Giacomo e smaschera il velo di bugie create, mandando su tutte le furie il porporato che rompe ogni legame col fratello, uscendo di scena. Tutto pronto per un finale che in realtà è di nuovo un inizio: Giacomo ha un altro fratello in arrivo.

Le tematiche affrontate sono più attuali che mai: un background dai risvolti politici e giudiziari, la corruzione, il perbenismo, la smania di modernità ma soprattutto i rapporti genitore figlio. Quest’ultimo è un tema molto caro allo stesso regista Di Stasio, che in una breve intervista ci rassicura: “la commedia della regressione del maschio verso il grembo materno si basa su idee già suggellate nella Trilogia della Mamma e la coloriscono di un risvolto psicoanalitico. Non amo focalizzare le mie opere su temi troppo satirici e politici perché questi fanno perdere in tragicità, anche se le posizioni che traspaiono sono chiare e precise”. A 5 anni di distanza dalla prima rappresentazione viene riproposta questa commedia, ma il regista è esplicito: “a dir la verità c’è stato solo un piccolissimo riadattamento, per adeguarlo al presente, tipo la smania di esser collegati al Web porta oggi ad avere una connessione WiFi e non una semplice ADSL via cavo, o cambiare una desueta Festa dell’Unità con un Gay Pride, ma la commedia è la stessa, anzi… recitata dallo stesso cast!”.

Nei due atti la scenografia è la stessa, ben delineata e costruita, un salotto borghese in legno con una possente libreria, un divanetto in stile, un tavolo e una sedia: un accurato lavoro seguito dallo stesso Di Stasio e A. Franculli. Non essendoci monologhi, le scene sono sempre illuminate da luci intense per mettere in risalto la situazione complessiva e lo svolgimento dell’intreccio, mentre le musiche, per lo più napoletane e caratteristiche, sono di contorno ad inizio scena e distribuite in pochi momenti. Tecnicamente la resa grafica è efficace sia per il palco sia per le persone, i cui costumi (a cura di CTN 75) sono della vita quotidiana, non particolarmente elaborati essendo una scena girata in un ambiente familiare di una villa di campagna, con qualche piccola eccezione per gli eccentrici e sexy abiti di Flora (Roberta Sanzò), quindi perfettamente adattati alla situazione.

La commedia è leggera e interamente recitata con cadenza napoletana e principalmente in dialetto (fortunatamente sempre comprensibile) che va a dare calore allo svolgimento, ricco di continui dialoghi che non danno respiro, divertenti e mai volgari nonostante trattino argomenti attuali e scottanti, tra gelosia, tradimenti, echi politici e pseudo moralisti, bugie e sesso. Complessivamente ben recitato, va in primo luogo sottolineata la grande interazione e dinamicità del cast, ben coordinato sul palco, nei movimenti e nella mimica, ma soprattutto nel continuo vorticoso susseguirsi dei dialoghi; buona la performance dello stesso Di Stasio, sicuro e spontaneo, come Santoro nel ruolo di Giacomo, perfetta la Pirol, nel ruolo della madre, molto a suo agio nel suo personaggio. Qualche piccola incertezza invece per la Sanzò che a volte dà l’impressione di essere troppo impostata e caricaturale.

Scroscio finale di applausi: il Teatro delle Muse si aggiudica un altro spettacolo da ricordare.

In scena fino al 13 aprile 2014.

Marco Lelli