Radio Clandestina @ Teatro Vittoria – Roma

"Radio Clandestina" di Ascanio Celestini, suono Andrea Pesce
“Radio Clandestina” di Ascanio Celestini, suono Andrea Pesce

In scena, fino all’otto maggio, presso il Teatro Vittoria Radio Clandestina, terzo ed ultimo spettacolo di Ascanio Celestini presentato nello storico teatro romano di Testaccio.

Dopo Laika e Discorsi alla Nazione, Celestini ripropone un suo vecchio testo tratto dal libro L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine,la memoria di Alessandro Portelli, storico e docente universitario, che indaga sulla strage delle Fosse Ardeatine, una pagina nostrana sanguinosa nel cruento svolgimento della II Guerra Mondiale.

Il 23 marzo 1944, in una Roma occupata dai nazisti, un attentato dinamitardo dei partigiani uccise 33 soldati tedeschi in via Rasella, una strada nel pieno centro della Capitale e come risposta, i nazisti trucidarono 335 uomini italiani, più una contadina che assistette, per sbaglio, all’esecuzione di massa; un eccidio simbolo della brutalità dell’occupazione tedesca, ma che per molti è piena responsabilità dei partigiani.

L’intento del libro e dell’adattamento dell’attore è appunto quello di fare chiarezza su cosa accadde e sulle meccaniche precedenti e conseguenti a tale evento; per fare ciò Celestini imbastisce un lungo monologo in cui la tradizione orale del racconto diviene protagonista assoluta, l’arte dell’affabulazione per rendere omaggio al Passato ed informare.

L’artista narra ad un’anziana concittadina, apparentemente interessata ad un appartamento da affittare, del padre e di come egli lesse ad alcuni vicini analfabeti la notizia della strage su un giornale, a due giorni di distanza.

Il monologo va a ritroso, molti decenni prima dell’orrore perpetuato dai Tedeschi, partendo dal momento in cui Roma assurse a capitale del Regno d’Italia ed il volto della Città Eterna mutò per adeguarsi a tale ruolo, con tutta una serie di aneddoti su luoghi e usanze che affascinano lo spettatore, per poi soffermarsi sul Ventennio di Mussolini, la sua caduta e la relativa presa della città da parte dell’esercito di Hitler.

In tale scenario si pongono le azioni dei partigiani, in una metropoli stretta tra le morse della ferocia nazista ed i bombardamenti da parte degli Alleati, e si giunge al 23 marzo del ’44 ed al dato terribile di 336 morti-contadina inclusa- per rappresaglia.

Celestini affronta anche l’annosa questione della responsabilità degli attentatori partigiani visti da molti, tra cui anche alcuni storici e pensatori, come i veri responsabili dell’accaduto, e rigetta le accuse nei loro confronti facendo proprie le tesi di Portelli, relative alle velocità della risposta tedesca alle morti dei soldati ed altre riflessioni, che potrete ascoltare direttamente dalla voce dell’attore.

Il monologo è avvicente e colmo di fatti, nomi e luoghi di Roma, a cavallo tra la fine dell’800 e gli anni ’40 del ‘900, mantenendo un giusto dosaggi d’informazioni e momenti di leggerezza ed ironia, elemento quest’ultimo essenziale per narrare senza eccesiva enfasi un evento storico di tale portata.

La radio clandestina, citata nel titolo, è nominata dalla donna che sta ascoltando il racconto: un ricordo affettuoso del padre che contiene in sé il brivido dell’azione sovversiva e delle speranze quotidiane del popolo italiano, stremato da un conflitto feroce, di sentire l’annuncio della fine d’esso.

Ascanio Celestini riesce a mantener viva l’attenzione del pubblico per tutto il tempo, con il suo stile sornione ed accorto, stavolta anche un po’ emozionato per aver rimesso mani ad un vecchio lavoro sempre attuale e coinvolgente.

Il risultato è uno spettacolo molto bello e dolente, che informa ed omaggia al contempo lo spirito d’una città straordinaria, in cui anche i sassi trasudano Storia, e che rende giustizia alle vittime d’una violenza brutale spesso strumentalizzate nei conflitti ideologici e nel revisionismo imperante nel presente.

Roberto Cesano