In scena fino al 14 febbraio al Teatro Eliseo, Scandalo di Arthur Schniltzer diretto da Franco Però e tratto da un’opera del celebre scrittore austriaco, mai rappresentata in Italia.
Un ritratto di famiglia con tragedia: alla fine del XIX secolo a Vienna, l’agiata famiglia Losatti è sconvolta dalla prematura morte dell’amato primogenito Hugo a causa d’una caduta da cavallo.
In punto di morte, l’affascinante giovane confessa ai suoi familiari di avere un’amante ed un figlio di 5 anni, Toni e Franz, e li costringere a giurare di prendersi cura d’entrambi.
Il padre e la madre sono sconvolti da tale rivelazione, mentre la figlia minore Franciska ed Emma, la bella cognata dei Losatti cui il nipote Hugo tanto ricordava il defunto marito, rivelano d’esser da tempo a conoscenza di tale situazione e si mostrano ben disposte verso la donna ed il suo figlioletto.
Hugo, giovane di belle speranze ed oggetto dell’altrui amirazione, aveva infatti scelto di celare la propria relazione alla famiglia per la differenza di ceto sociale tra lui e la madre di suo figlio.
Tuttavia, quando la notizia si sparge in città, i Losatti sono socialmente ostracizzati dalla cerchia dei propri amici e conoscenti e la convivenza tra la famiglia e Toni diviene alquanto difficoltosa: da una parte vi sono il professor Losatti, economista e parlamentare, che a stento riesce a tollerare la presenza dell’amante del figlio ed in ciò è totalmente appoggiato, anzi quasi aizzato, dal giovane dottor Schmidt, il medico di famiglia di umili natali che aspira alla mano di Franciska e non approva affatto né le scelte del defunto Hugo né la decisione dei suoi familiari di occuparsi del figlio, avuto fuori dal matrimonio; dall’altra le donne della famiglia che invece si affezionano velocemente a Toni ed al piccolo Franz, alquanto cagionevole di salute, grazie anche all’influenza di Emma, una donna dallo spirito libertino, la quale è stata la prima confidente del nipote e forse sua prima amante.
Sarà proprio ella a scontrarsi apertamente col cognato ed il medico, colpevoli, suo avviso, di una chiusura mentale vacua e retrograda.
Ma, quando un’altra tragedia colpirà la sfortunata famiglia, la permanenza di Toni nella dimora dei Losatti verrà messa in discussione e ne sarà deciso l’allontanamento con conseguenze devastanti per tutto il nucleo familiare.
Arthur Schniltzer, noto in Italia soprattutto per la novella Doppio Sogno da cui Kubrick trasse il suo ultimo film Eyes wide Shut, ha scritto una commedia molto audace per la società del suo tempo; un atto d’accusa contro la freddezza e la crudeltà delle convenzioni sociali a cui uomini e donne dovevano sottostare, pena l’alienazione dalla comunità.
La vicenda della famiglia Losatti è un’esemplare parabola di tale aspetto della società borghese, a cavallo tra Ottocento e Novecento, e lo scandalo che Hugo scatena sulla testa dei suoi cari, col suo comportamento dettato esclusivamente dai sentimenti, determina una deflagrazione a scatena che muta profondamente le meccaniche familiari: il capofamiglia dimostra tutta la propria bieca vigliaccheria e pian piano perde la stima di moglie e figlia, rivelando anche l’antica attrazione verso la procace cognata.
Emma stessa, fiera e libera, che non esita ad usare la propria sensualità per sbigottire e turbare gli uomini, deve cedere alla volontà della figlia Agnes, mediocre ed estremamente conservatrice rispetto all’aperta madre, di fronte ad una scelta difficile.
Vi sono poi gli amici di famiglia, il dottor Schdimt e Gustav, amico del cuore del defunto Hugo a conoscenzache era della famiglia non convenzionale del bel giovane; il primo fiero delle proprie umili origini e della scalata sociale compiuta grazie ai propri studi, non esita a manipolare i membri della famiglia per scacciare l’immorale Toni, vera e propria minaccia al prestigio sociale dei Losatti ed in particolare dell’amata Franciska; Gustav, invece, è un viziato rampollo, come lo stesso Hugo, e corteggia velatamente Toni alla sua morte, pur volendo prendere le distanze dalla famiglia dell’amico travolta dallo scandalo.
Nello scenario delineato da Schiltzner vi è, dunque, una contrapposizione tra uomini e donne e la differente reazione di fronte ad una situazione alquanto delicata.
I maschi si rivelano completamente subordinati ai diktat morali della società, più interessati a non perdere i vantaggi del proprio status sociale ché a compiere le scelte giuste, mentre le donne lottano con veemenza per far rispettare le volontà del defunto e per difendere la malcapitata Toni da un fato crudele.
Purtroppo, la tragedia non potrà esser evitata ed essa minerà le fondamenta stessa del tessuto familiare.
Un testo coraggioso e pungente che analizza, con fine attenzione psicologica, le relazioni interpersonali dell’alta borghesia viennese e non concede sconti a nessuno dei personaggi, tutti tridimensionali.
Franco Però ha realizzato il primo adattamento italiano di tale opera, dirigendo con bravura un cast numeroso ed eterogeneo, proveniente in gran parte dalla Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, e che vanta la presenza di Stefania Rocca, Emma, e Franco Castellano, il professor Losatti, le cui schermaglie sono tra i momenti più intensi della rappresentazione, divisa in due atti vista la sua lunghezza, due ore ed un quarto.
Il ritmo della vicenda conquista l’attenzione dello spettatore grazie alla sua direzione, anche se alcune interpretazioni sono meno riuscite rispetto al resto degli attori, in particolare per un uso eccessivamente enfatico della voce.
Fondamentale il lavoro dello scenografo Antonio Fiorentino e del costumista Andrea Viotti: le scenografie ed i costumi ricostruiscono fedelmente le mode del periodo, con lo studio di Hugo finemente arredato da mobili d’epoca, tra cui un divanetto in stile neoclassico, luminoso nel primo atto quanto buio e più scarno nel mobilio nel secondo.
Viotti ha curato con altrettanta attenzione abiti, calzature ed oggetti indossati dagli interpreti, i quali ben rappresentano lo stile dell’alta borghesia viennesse dell’epoca, frugale e sobrio.
Un plauso anche alle luci di Pasquale Mari ed alle musiche di Antonio Dipofi che restituiscono pienamente lo stato d’animo dei personaggi nell’evoluzione della trama.
Roberto Cesano