Shakespea Re di Napoli @ Teatro Piccolo Eliseo – Roma

Sarà in scena fino al 3 marzo, al Teatro Piccolo Eliseo di Roma, lo spettacolo Shakespea Re di Napoli, per la regia di Ruggero Cappuccio.

A  distanza di 25 anni dalla prima rappresentazione,  quest’opera conserva un fascino immutato per originalità e musicalità del testo grazie alla valorizzazione della lingua napoletana.

Si giustappongono la metafora del teatro elisabettiano e del barocco napoletano seicentesco, attraverso un’ardita sperimentazione linguistica che incanta gli spettatori impegnandone l’ascolto.

In un’alternanza di momenti di poesia tragica ad altri di grande comicità, l’arte carnevalesca partenopea viene alla luce con le sue maschere e le sue gestualità.

Dentro questa cornice, si sviluppa  la storia di Desiderio e del suo vecchio amico Zoroastro, interpretati magistralmente da Carlo De Palma e Ciro Damiano: in un anno imprecisato del Seicento, Shakespeare si reca a Napoli nei giorni di Carnevale e viene incoronato re per una notte dal vicerè.

Il Bardo incontra Desiderio, giovane comico di strada, e se ne invaghisce al punto tale da portarlo con sé in Inghilterra.  Dopo vent’anni  Desiderio, scampato ad un naufragio in mare, ritrova il suo vecchio amico, ora alchimista, Zoroastro e gli racconta la sua incredibile storia, narrando di avere interpretato per il sommo poeta inglese i ruoli più importanti nelle sue opere, anche femminili, nel teatro tunno tunno, ovvero il Globe di Londra.

L’unica cosa, che è riuscito a salvare dal naufragio, è un baule contenente i celebri 154  Sonetti, stinti dall’acqua di mare, dedicati ad un tale siglato  W.H, forse Will Hearth, cioè desiderio del cuore.

Zoroastro ascolta la storia di Desiderio incredulo, ben conoscendo l’abilità immaginativa del suo amico ritrovato. Così, a colpi di scherzi e di poesie, si dipana una sfida tra la verità e l’inganno che culminerà in un finale di grande pathos scenico.

Questo bellissimo testo, che trova spazio anche nella collana classici Einaudi, grazie a questi due attori straordinari acquisisce una potenza scenica prorompente e coinvolge emotivamente gli spettatori.

 E c’è qualcosa che ricorda i dipinti di Caravaggio nella scenografia, fatta di costumi poveri di foggia chiara, curati da Carlo Poggioli, cui fa da contraltare una scena scarna e scura squarciata dalle luci dirette da Giovanna Venzi.

In scena con i due attori ci sono solo un paio di bauli ed una botte con appese delle maschere teatrali tragicomiche.

 I momenti più poetici sono accompagnati dalle musiche di Paolo Vivaldi.

Impossibile non commuoversi di fronte all’arte di questa messa in scena.

Igor Pagan