Al Teatro Vittoria è in scena da venerdì 11 a domenica 13 dicembre 2015 Slurp – Lecchini, Cortigiani & Penne alla bava al servizio dei Potenti che ci hanno rovinato, il nuovo recital teatrale di Marco Travaglio, che, con l’aiuto di una bravissima Giorgia Salari, torna ad ammaliare il suo affezionato pubblico con una serata tutta da ridere, viene da dire per non piangere, sulla nostra povera Italia.
Valerio Binasco cura la regia dello spettacolo, in un teatro che registra il tutto esaurito per assistere alla trasposizione teatrale dell’omonimo libro scritto dal direttore del Fatto Quotidiano. Un titolo ed un sottotitolo decisamente esplicativi del contenuto: la storia, riassunta in quasi 600 pagine ed altrettante citazioni, di un giornalismo italiano succube dei potenti, sempre pronto a osannare e idolatrare il politico di turno, un giornalismo pieno di contraddizioni e incoerenze oltre che tristemente privo di quella deontologia professionale che dovrebbe garantire l’informazione degli italiani e, di conseguenza, la loro capacità di giudizio. Un critica feroce all’informazione italiana, complice di aver beatificato la classe dirigente peggiore d’Europa e di aver volontariamente ingannato un popolo di ingenui e di creduloni solo per la volontà di servire i potenti che, di volta in volta, si sono alternati a promettere e a deludere.
Uno spettacolo irriverente e mai noioso, che cattura l’attenzione del pubblico fin dalle prime battute e per tutta la sua durata, arricchito dalle foto proiettate su un grande schermo, che completano l’immaginario creato dalle parole e dal tono utilizzato dai due protagonisti sulla scena, scelte a colorare il sarcasmo e la denuncia che Marco Travaglio cura nei particolari e che non hanno mai deluso i suoi ammiratori, gli ascoltatori, i lettori e gli spettatori capaci di guardare ai fatti prima che alle apparenze.
Slurp racconta come i giornalisti, gli intellettuali e gli opinionisti più servili del mondo hanno beatificato, osannato, magnificato, propagandato e smarchettato, issando sul piedistallo politici incapaci di ogni colore, imprenditori falliti che hanno quasi distrutto l’Italia e stanno completando l’opera. Vengono richiamate cronache del Ventennio, affiancate a quelle odierne a dimostrare la teoria dei corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico, commenti di giornalistri illustri, di volta in volta orientati in modo diverso a seconda del momento storico, telegiornali e programmi di regime: sembra che tutto questo abbia annullato la capacità degli italiani di critica sociale e politica, portando consensi e voti ad un regime di casta, spesso criminale, che in qualunque altro Paese sarebbe stato spazzato via in pochi mesi e che, invece, in Italia, gode quasi di un elisir di vita eterna.
Un recital irresistibile e al tempo stesso fastidioso, con quel sottolineare e evidenziare la natura qualunquista dell’italiano medio, ma anche un’arma di autodifesa, un antidoto satirico che ci aiuta a guarire con la grande forza dell’autoironia dai virus diffusi di piaggeria, creduloneria, autolesionismo, conformismo che portano noi Italiani ad innamorarci immancabilmente del Nemico, di chi ci rovina e ci rapina mentre noi manteniamo saldamente la testa sotto la sabbia per far finta di non vedere, quasi come fossimo vittime di una qualche forma di sidrome di Stoccolma.
Assolutamente da non perdere, per riflettere, comprendere e forse anche superare con l’ironia e la precisa cronaca dei fatti che Marco Travaglio sa trasmettere con grande efficacia, confermando la sua carica ed il suo carisma.
Claudia Belli