Ancora una volta e fino al 15 luglio, il Silvano Toti Globe Theatre propone Sogno di una notte di mezza estate, una delle più rappresentate e popolari commedie di Shakespeare, una favola dedicata all’amore romantico e al matrimonio, un classico che ci fa sorridere, ma ci lascia anche una sottile malinconia e ci fa riflettere sui sogni e sull’amore, ci conquista con le sue atmosfere spassose, regalandoci centoventi minuti di pura magia.
L’opera fu probabilmente composta in occasione del matrimonio di qualche nobile o mecenate e doveva servire come intrattenimento per gli ospiti, e il titolo ne rivela immediatamente la connotazione onirica ed irreale. Shakespeare si destreggia in un gioco di scatole cinesi, all’esterno il pubblico, lo sposo e la sposa, all’interno le coppie di amanti, ed infine i teatranti, opera nell’opera, che si cimentano nella vicenda di Piramo e Tisbe.
L’azione si svolge nella notte del calendimaggio, la celebrazione del risveglio della natura in primavera e non in estate, come suggerisce erroneamente il titolo. E si respira l’augurio di un risveglio gioioso e vivace, con tanta tenerezza ma anche ironia e vivacità.
Una commedia di non semplice comprensione, molto originale, magistralmente strutturata, geniale, in cui si incontrano, si scontrano e si sovrappongono tre mondi diversi e soprapposti, ciascuno con un suo proprio linguaggio: il mondo della realtà, con le coppie di sposi e le loro liriche d’amore, il mondo del teatro, con gli artigiani che si preparanno alla rappresentazione con ironia giocando con la goffa parodia del verso aulico, il mondo della fantasia e del sogno, popolato di folletti e fate, dove ci si esprime con versi sciolti, canzoni e filastrocche.
In questo mondo stregato domina il capriccio, il dispotismo e anche l’ingenuità e la schiettezza, in un gioco di incontri, scambi, ribaltamenti ed un crescendo di partecipazione.
Protagonista indiscusso l’amore di cui i personaggi parlano continuamente: l’espediente del liquido del fiore che, versato sugli occhi di chi dorme, lo farà innamorare della prima persona al risveglio, ci spiega come l’innamoramento nasconda l’oggettività dell’ amato, per rivelarla svanito l’incanto.
Malgrado ci dividano da quei tempi ben quattro secoli e i costumi siano cambiati, resta tuttora calzante un concetto shakespeariano mirabilmente sintetizzato così: “L’amore è per i coraggiosi, tutto il resto è coppia” (Barbara Alberti)
Assistere alla messa in scena di questa divertente e dolcissima opera, recitata da attori bravissimi, davanti ad una platea di giovani che applaudono entusiasti, fa sperimentare davvero la magia e l’incanto, il senso effimero della felicità che pervade tutta la trama, facendocela sembrare non più tanto evanescente, in un mondo folle dove folle è proprio l’amore.
Certamente lo scrigno incantato del meraviglioso teatro elisabettiano contribuisce molto al fascino che ci conquista, incastonato com’è nella sontuosa Villa Borghese, sotto la volta stellata di una calda serata estiva, cullato dal piacevole ponentino romano.
Grandiosa la compagnia, che ha saputo rendere quest’atmosfera in modo credibile e godibile. Un divertente gruppo di teatranti, tutti simpatici e ben delineati, uno strepitoso Puck, un magico re degli Elfi, ma anche le coppie di giovani amanti e la coppia di sposi, tutti contribuiscono ad un effetto ben orchestrato dalla regia di Riccardo Cavallo. Risulta davvero appropriata la scelta del regista di prendere in prestito il finale de La Tempesta (”noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”) per concludere con un’ombra di malinconia questa fantastica commedia.
La perfetta regia è debitamente accompagnata da una scenografia naturalista, che sfrutta al massimo gli spazi del magnifico teatro e trasforma un bosco incantato in un palazzo ducale e viceversa con semplicità e maestria.
Claudia Belli