Dal 27 gennaio al 14 febbraio, al Piccolo Eliseo è in scena l’adattamento italiano di Some (girls), una brillante ed accattivante pièce scritta, nel 2005, dal famoso commediografo statunitense Neil LaBute e che nel 2013 divenne un film di successo.
La storia ha come protagonista Guy, uno scrittore quarantenne eterno ragazzino ed immaturo che, alla vigilia delle nozze, sente la necessità di fare ordine nel proprio passato sentimentale chiarendosi con tutte le sue ex, puntualmente deluse e lasciate.
Decide, dunque, di mettersi in cerca delle sue vecchie fidanzate per provare a sistemare le faccende in sospeso, le fughe e i tradimenti, nel tentativo di chiedere scusa e di spiegare le proprie ragioni.
Ognuna delle quattro donne che incontrerà lo spiazzeranno e lo renderanno ancora più confuso e disorientato, anche se Guy nasconde un segreto, la vera ragione della sua ricerca, che renderà tutto chiaro allo spettatore solo alla fine dell’ultimo e più drammatico incontro.
Questo testo nasconde, tra battute divertenti, ironiche ed un po’ surreali, una straordinaria analisi del più intimo animo umano ed in particolare dell’universo femminile: un modo elegante e raffinato di rappresentare le storture e le incongruenze dela psicologia amorosa, vissute dalle donne contemporanee.
Allo stesso tempo, proponendo come contraltare un carattere maschile, deletereo e negativo come può esserlo quello di un seduttore seriale, fa di questo susseguirsi di dialoghi tra il protagonista e le sue donne, un piacevole e interessante viaggio introspettivo in entrambi i sessi.
La traduzione e l’adattamento di Gianluca Ficca e Marcello Cotugno risultano un po’ troppo legate ad atmosfere e modi di esprimersi tipicamente americani, anche se è indubbio il buon lavoro fatto dai due autori.
Gli attori della Fondazione Teatro di Napoli, Gabriele Russo, Guy, Laura Graziosi, Sam, Bianca Nappi Tyler, Roberta Spagnuolo, Lindsay, e Martina Galletta, Bobbi, recitano con bravura, destreggiandosi con disinvoltura in un testo del tutto basato sulle caratterizzazione dei propri personaggi.
Da lodare lo sforzo interpretativo insito nel cercare di mantenere costante il ritmo delle battute dentro conversazioni sempre piene di colpi di scena.
Purtroppo, in alcuni momenti si avverte una certa artificiosità nei dialoghi che non gioca a favore di questa rappresentazione, la quale è in ogni caso godibile e divertente dal principio alla fine.
Le scene di Luigi Ferrigno sono semplici ma ben organizzate; i costumi di Anna Paola Brancia D’Apricena rispecchiano e mettono in risalto, soprattutto, la sensualità e la vena provocatoria di questo testo.
Le luci, la colonna sonora e l’intera regia della rappresentazione sono di Marcello Cotugno, il quale mette in scena uno spettacolo serrato e pieno di movimento, ma che pecca dell’assenza di una certa naturalezza; ecomiabile, tuttavia, il suo impegno per far emergere le qualità interpretative degli attori di questa compagnia giovane e talentuosa.
Il risultato è comunque piacevole e interessante e merita di essere applaudito.
Alessandro Gilardi