Terrybilmente divagante @ Ambra Jovinelli – Roma


Teresa Mannino è di scena all’Ambra Jovinelli con lo spettacolo Terrybilmente divagante, regia di Marco Rampoldi. Ormai affermata conduttrice televisiva, Teresa Mannino è una factotum dello spettacolo, anche se ha dimostrato di essere meglio dal vivo sulle tavole di un palco che in una piatta televisione al plasma attaccata al muro.

E’ graffiante dall’inizio alla fine. Parla di luoghi comuni, ma percorrendo vie diverse. Ci parla del freddo nord e del loro impenitente Lavurà e del filosofico flemmatico con calma del sud, ma dalla scrittura delle battute traspare una comicità equa, no profit, che colpisce tutti senza distinzioni. E con la spontaneità della comare ci parla dell’uomo permaloso, a volte superbo che non viene attaccato anzi, come dice lei stessa, viene consapevolmente compreso, come a dare un divertente contentino al genere, comunicargli anche se non è vero un: “Sei tu che porti i pantaloni, caro.” Come ci dice il titolo dello spettacolo, è divagante, divagante ma sincera. La sua comicità è fatta di storie della sua vita un po’ limate per il cabaret, ma di certo, come vuole il genere, basate su una verità, in questo caso quella della sua esperienza. Ci parla, infatti, dei suoi viaggi studi, prima in Francia, dove veniva trattata male a causa della sua pronuncia, e poi in Inghilterra, dove senza conoscere la lingua si è trovata coinvolta in un improbabile inseguimento.

Teresa Mannino racconta e si racconta, chiacchiera con il pubblico, non declama, è diretta come se fossero ospiti del suo salotto, mandando a quel paese la quarta parete,in battute divertenti alcune esilaranti, anche se in uno schema interpretativo già visto.
Infatti, la regia è poco interessante, tranne per qualche cambio luci, sfruttato poco lo spazio e la scenografia che per quanto imponente e particolare, è soprammobile da cristalliera, inutile. Siamo d’accordo sul senso degli oggetti messi in scena, ma l’estetica, la sola apparenza delle cose, nel caso del monologo da Cabaret è futile. Precisa la regia sull’interpretazione delle battute anche se sembra tutto molto spontaneo, poco incisivo.

Comunque meglio dal vivo, nel contatto con il pubblico, nel modo di parlare, vicino, diretto che spesso schermo e palco non aiutano a degustare, rende il suo sproloquio divertente, fruibile, mai distante e ancora vero quando parla delle differenze tra nord e sud e quando ci parla della sua famiglia e del loro rapporto con il cibo o degli uomini e dei loro difetti. Con savoir faire siculo mai nascosto nella sua varietà linguistica regionale, da subito cerca la ribalta, riesce ad attirare l’attenzione. Entra ed esce più volte sulle note della sigla iniziale facendo i complimenti e ironicamente attaccando il pubblico. È un modo populista di fare teatro, quasi commercial-popolare, ma è scaccia-pensieri e il pubblico pagante cerca questo, ridere dei difetti altrui, decantati da un’interprete che conosce la tecnica, i tempi comici, e sa quando la platea è suo agio in modo da infliggergli il colpo da far sbellicare dalle risate.

Quindi spegniamo le televisioni e andiamo a teatro ad applaudirla, che dal vivo è tutta un’altra cosa.
Terrybilmente divagante è di scena all’Ambra Jovinelli fino al 13 novembre.

 

Francesco Prudente