Al Teatro Trastevere è in scena Toccata e fuga fino al 22 marzo.
Due amici, entrambi sposati ma fedifraghi, hanno un accordo che permette a Bruno d’utilizzare l’appartamento di Giorgio per i suoi incontri amorosi con la procace Linda. Il mercoledì, infatti, l’uomo, pressato dalla moglie Ilaria, finge di fare footing ed approfitta dell’appartamento di Giorgio, impegnato a sua volta in un torneo di freccette visto che sua moglie è sempre in viaggio, per poter vedere la bella e un po’ vacua amante. Peccato che il prestante Bruno non sia a conoscenza della tresca tra la moglie proprio con l’amico/complice Giorgio; ma a destabillizzare un sistema perfetto, fatto di appuntamenti preordinati il mercoledì e bugie, ci penserà involontariamente la consorte di Giorgio, Jessica , scatenando una serie di gag che condurranno all’inevitabile conclusione dei giochi.
Tratto da una commedia di Derek Benfield, l’adattamento italiano diretto ed interpretato da Pietro Morachioli si basa sull’inossidabile filone angloamericano della commedia degli equivoci a sfondo relazionale e ne presenta i canonici aspetti: matrimoni colmi di menzogne e corna, incidenti di percorso ed incomprensioni divertenti e sovvertimento dell’equilibrio iniziale. Siamo di fronte, quindi, ad un’opera leggera di puro intrattenimento, diretta e recitata da giovani teatranti, che però non colpisce per originalità e resa: gli interpreti, per quanto motivati sinceramente, non eccellono e seppur strappino qualche risata non possono ovviare alla vacuità del testo, che ha l’amaro sapore del deja vu. A mio avviso, il filone della Guerra dei Sessi può esser convincente solo se inserito in un contesto narrativo che sfrutti le caratteristiche della contemporaineità: social network, utilizzo della tecnologia e quant’altro. Non mancano i momenti interessanti nella regia di Morachioli, come i fermo-immagine in cui i protagonisti, che dividono la scena alternandosi nell’azione teatrale, sono impegnati in un paio di occasioni; brillanti intuizioni che il regista/interprete potrebbe sviluppare in futuro per creare un proprio definibile stile a metà strada tra il teatrale ed il filmico. Per il resto la regia è snella e funzionale, seppur con qualche incertezza; attori simpatici ma ancora un po’ acerbi e musiche e scenografie scarne, che sostengono il febbrile via vai dei protagonisti in scena.
Roberto Cesano