Tre Sorelle @ Teatro Lo Spazio – Roma

Anton Cechov scrisse Tre sorelle nel 1900 e l’opera teatrale esordì in scena l’anno successivo; penultima creazione del drammaturgo e scrittore russo.

In una città di periferia della Russia d’inizio ‘900, circa un ventennio prima della Rivoluzione Bolscevica di Lenin, vivono tre giovani sorelle benestanti Ol’ga, Masha e Irina Prozorov, figlie di un defunto militare d’alto grado, il cui salotto è quotidianamente frequentato da giovani di belle speranze.

Ol’ga, la sorella maggiore, e Irina, l’ultimogenita progettano d’abbandonare la cittadina d’adozione per far ritorno nella natia Mosca, vista come fonte di vita e possibilità pressochè infinite; anche il loro unico fratello, l’intellettuale e schivo Andrej desidera ritornare nella capitale per intraprendere la carriera accademica.

Intanto col trascorrere degli anni, si susseguono in casa schermaglie e corteggiamenti amorosi, rimpianti, pranzi, cene e molte conversazioni d’ogni sorta.

Tuttavia il destino sarà impietoso e beffardo riguardo le aspettative e sogni delle sorelle Prozorov e dei loro cari,.

L’opera di Cechov verte prettamente sull’ineluttabilità del fato e sulla mancanza di reale scelta da parte degli esseri umani, ma è anche una critica all’immobilità delle classi agiate russe e dell’assenza d’un reale moto di rinnovamento, a poco meno di due decadi dalla fine violenta della Russia zarista e la nascita dell’URSS.

Non a caso, l’unico personaggio che otterrà ciò che desidera e si trasforma è la moglie di Andrej, Natasha; inizialmente presentata come una sprovveduta fanciulla dal pessimo gusto in fatto di vestiario e di classe sociale inferiore, ella fagocita, per le proprie esigenze e capricci, i bisogni del marito e delle cognate, reclamando per sé la casa di famiglia dei Prozorov.

Nella sua meschinità, involontariamente comica talvolta, Natasha si dimostra vitale e determinata, in totale contrasto con il languore e l’incapacità ad agire degli altri personaggi, nei quali spicca un senso di rassegnazione verso le speranze infrante dalla vita.

L’adattamento diretto da Lorenzo De Liberato si presenta fedele e rispettoso nei confronti del capolavoro cechoviano, dotato inoltre d’una certa agilità nei tempi e di un brio voluto e ben inserito, durante i vari atti.

Lo spettacolo fluisce grazie a interpretazioni dignitose e calibrate e a una scenografia che avvolge lo spettatore, seduto in cerchio intorno a mobili e attori.

L’idea di movimento creata dalla regia e dalle scene di Laura Giusti, con la collaborazione di Cecilia Fallongo, imprime allo spettacolo un ritmo adeguato alla differenza dei momenti.

Un grande plauso a Giusepppe D’Andrea e Caterina Corallo, i due costumisti, che hanno effettuato un lavoro egregio creando degli abiti di scena originali e capaci di connotare la personalità d’ogni personaggio con estrema efficacia.

Il lavoro visivo su luci, scenografie e costumi è prova della grande cura, infusa nella realizzazione dello spettacolo, tuttavia non convincono in alcuni momenti le musiche, e la scelta di pezzi della New Wave britannica negli stacchi pare un’aggiunta un po’ posticcia.

Come detto sopra, un cast dignitoso e in parte che fa appassionare il pubblico al testo di Cechov, con le ottime prove, in particolare, di Irene Vannelli- Irina- la cui fotogenia e naturalezza ammaliano e Ludovica Di Donato- Natasha- molto brava nel riuscire a gestire le sfaccettature del suo personaggio, tra comicità e un’aggressività malcelata.

In scena al Teatro Lo Spazio fino al 22 ottobre, dal martedì al sabato alle 21, la domenica alle 18.

Roberto Cesano