Troia cadde a causa di una mela, letteralmente: durante il matrimonio di Cadmo ed Armonia, presenziato da tutte le divinità dell’Olimpo, Eris/Discordia gettò una mela d’oro al tavolo dove sedevano Athena, Era ed Afrodite; sulla mela c’era scritto “alla più bella” e nessuna di loro voleva cederla alle altre.
Le tre dee scelsero come giudice per la celeste contesa il bellissimo Paride, un giovane pastore in realtà figlio dei sovrani di Troia, Priamo ed Ecuba, che era stato portato via in fasce per un’oscura profezia.
Secondo tale vaticinio, il bel principe avrebbe condotto alla rovina l’opulenta Troia, città dalle mura eterne costruite da Apollo e Poseidone.
Paride scelse Afrodite come la più bella tra le dee dopo ch’ella gli promise Elena, nota a sua volta per essere la mortale più desiderabile del mondo e moglie di Menelao, sovrano di Sparta. Il resto è noto.
Una donna rubiconda si rimira su un cellulare e su un pc Apple, il brand della mela morsa, all’inizio dello spettacolo Troiane, completamente incurante del dramma intorno a lei: Ecuba la regina decaduta di Troia vive in attesa del proprio fato in un campo prigione, assieme alle altre donne Troiane sopravvissute alla presa della città; tutti i maschi, dai bambini agli anziani, sono stati trucidati dai Greci e le donne sono un bottino di guerra, che sarà spartito tra i generali dell’esercito vincitore.
Agamennone ha reclamato per se una delle figlie di Ecuba, Cassandra l’oracolo folle maledetta da Apollo col dono della profezia solo per sventure cui nessuno crederà.
Tutto gli altri 49 figli di Ecuba e Priamo sono morti durante la decennale guerra o nell’inganno del cavallo di Odisseo; la regina e’ una sopravvissuta colma d’orrore ma dignitosa nell’affrontare la crudeltà del destino.
Accanto a lei Andromaca, moglie dell’eroico principe Ettore, assieme al loro figlioletto e questa misteriosa donna.
Siamo in un enorme stanzone grigio, un asettico ambiente in cui l’anziana donna aspetta il responso della spartizione delle donne, senza sapere che l’attendono altre tragedie e altro sangue.
Troiane scritto da Euripide è un testo che conferma la maestria del tragico greco nel delineare le psicologie dei personaggi femminili; una conoscenza dell’universo della Donna così estremamente moderna e potente da lasciare attoniti gli spettatori del XXI secolo.
Un testo di tremenda ferocia nella messa in scena del binomio vincitore/vinto nella sua ingiustizia sanguinaria; un atto d’accusa contro l’insensatezza della Guerra, che si perpetua uguale a se’ conflitto dopo conflitto.
La poetica euripidea è benedetta dal dono del l’immortalità e dell’universalità ed il genio dell’autore inspira millenni dopo la sua morte rielaborazioni delle sue opere.
Lo spettacolo in scena al Quirino, diretto da Andrea Chiodi ed adattato da Angela Dematte’ si mostra come fedele adattamento ed al contempo rielabora intelligentemente il testo, per omaggiare la già citata modernità di Euripide.
Ne scaturisce un adattamento emozionante e straniante, che lacera le coscienze del pubblico grazie a scelte drammaturgiche interessanti ed un ottimo cast.
Elisabetta Pozzi e Federica Fracassi dilaniano la scena, con un’interpretazione misuratissima la prima e volutamente folle la seconda visti i rispettivi ruoli. Ma la vera sorpresa è Alessia Spinelli, che incuriosisce ed attrae lo spettatore pur rimanendo in silenzio per la maggior parte dello spettacolo, per poi esplodere in un lungo e sfumato monologo, in cui passa con naturalezza attraverso toni ed emozioni differenti con bravura.
Ci sono molti fattori che rendono l’adattamento della Dematte’ e Chiodi da vedere con piacere, alcuni come la citazione visiva della mela- Apple incarna l’età digitale ed il desideri, la sovraesposizione della forma come simulacro- è stato menzionato, gli altri con un’attualizzazione del Mito attraverso rimandi ed intuizioni brillanti, saranno fonte di sorpresa per lo spettatore.
A far da cornice le scene di Matteo Patrucco, le luci drammatiche di Cesare Agoni e le musiche di Daniele D’Angelo, con l’evocativa voce di Montserrat Caballe’.
In scena fino al 23 gennaio.
Roberto Cesano