Trote @ Teatro della Cometa – Roma

Nicola Pistoia e Paolo Triestino tornano a farci sorridere al Teatro della Cometa con Trote, scritto da Edoardo Erba, considerato uno dei migliori drammaturghi del nostro tempo, già autore di un’altro grande successo affidato agli stessi bravissimi attori, Muratori.

Anche in questo caso, Edoardo Erba scrive un testo intelligente e ben calibrato, che racconta con estrema delicatezza e ironia, ma anche con un amaro retrogusto, la precarietà e il valore effimero della vita, la malattia e quello che genera nelle persone coinvolte, con un sottile e continuo riferimento alla morte e alla sua ineluttabilità.

Siamo a Roma, come si percepisce dal linguaggio dei due protagonisti, che sono due persone del popolo, fantastiche nella loro semplicità e nella loro autenticità, efficaci nell’ innescare nel pubblico immediata simpatia e partecipazione. Paolo Triestino interpreta Maurizio, un meccanico ipocondriaco, sempre in preda all’ ansia e alla paura della morte; Nicola Pistoia interpreta, invece, Luigi, un operaio logorato dai tanti anni in fabbrica e dalla figura assillante della mamma. I loro destini si incrociano per un caso fortuito, quando Maurizio ritira per sbaglio le analisi di Luigi e decide di cercarlo per comunicargli il tragico responso, che lo condanna ad una morte prematura. E così si incontrano, si confrontano, si avvicinano, superano le iniziali diffidenze e diventano confidenti, in un crescendo di battute divertenti e di equivoci non chiariti, usando un linguaggio semplice, in dialetto romanesco, con una naturalezza davvero spettacolare e coinvolgente.

I due attori, che firmano anche la regia dello spettacolo, confermano ancora una volta il loro eccezionale sodalizio artistico, sono bravissimi e affiatatissimi, con quel loro tipico duettare spontaneo, che sembra quasi non seguire un copione tanto è naturale e ben congegnato, autentico. Bravissima anche Elisabetta De Vito, nel ruolo della moglie di Maurizio. La scenografia di Alessandra Ricci è in perfetta sintonia, realizzata con assi di legno traballanti su tubi innocenti, dove i protagonisti si muovono incerti, a simbolizzare il percorso precario, non fluido, delle loro vite e delle vicende umane. Uno spettacolo che è un perfetto meccanismo, lontano da velleità linguistiche o culturali, ricco di ironia e divertimento, che si rincorrono nel continuo rimbalzo di battute e sagaci riflessioni sulla vita e sulla morte, ponendo l’accento sulla fragilità dell’animo umano.

Emozionante sul finale il riecheggiare delle note di una celeberrima canzone, Meraviglioso, un inno alle gioie della vita, che commuove e ben si inserisce nell’atmosfera surreale dell’epilogo.

Una commedia delicata, poetica, che fa riflettere e sorridere, a conferma della forza del teatro, che può accendere coscienze e cervello senza dover rinunciare al sorriso. Da vedere. In scena fino al 18 novembre.

 

Claudia Belli