Uno sguardo dal ponte @ Teatro Argentina – Roma

In scena sino al 2 aprile presso il Teatro Argentina Uno sguardo dal ponte, diretto ed interpretato da Massimo Popolizio.

Adattamento dell’omonimo testo di Arthur Miller del 1955, ispirato ad un fatto di cronaca nera,  per temi e struttura riecheggia la tragedia greca oltre ad omaggiare il genere noir: New York, anni ’50 dello scorso secolo, l’italoamericano Eddie Carbone- Massimo Popolizio- accoglie nel proprio appartamento i cugini siciliani della moglie, sbarcati clandestinamente in Usa in cerca di fortuna; ssieme ai coniugi Carbone vive la giovanissima Catherine- Gaja Masciale-, di cui Eddie si prende cura dalla morte della madre.

L’arrivo dei parenti italiani, il taciturno e laborioso Marco- Raffaele Esposito- e il canterino e vivace Rodolfo- Lorenzo Grilli- frantuma il già precario equilibrio della vita familiare di Eddie poiché, essendosi invaghito della figlioccia quasi inconsapevolmente, l’uomo perde il controllo di sé quando la ragazza intraprende una relazione con Rodolfo. L’insana e quasi incestuosa passione di Eddie lo condurrà ad una tragica morte, annunciata all’inizio dell’opera dall’avvocato Alfieri che aveva tentato di ricondurre il protagonista alla ragione.

Ideata da Miller come una tragedia greca perla sua  struttura, l’opera presenta un prologo ed un epilogo in cui l’avvocato Alfieri sopperisce al ruolo del coro greco presentandoci Eddie e la sua vicenda e dando il commiato al pubblico al suo termine.

Lo stesso desiderio amoroso del protagonista lo rende una sorta di novello Fedra, riecheggiando nella sua insana morbosità e nel suo fato gli stilemi classici del corpo narrativo del Teatro greco tragico.

Ovviamente, il drammaturgo statunitense impreziosisce tale eredità creando un personaggio sfaccettato ed interessante: Eddie non è malvagio, al contrario ha cresciuto con amorevolezza Catherine- che nutre un profondo affetto ed un’altrettanto forte connessione con lui- ed ha preso in casa propria i due immigrati clandestini con generosità. Tuttavia, rimane travolto da un sentimento ch’egli stesso stenta a riconoscere, mentre la sua ambiguità appare chiara a Beatrice- Valentina Sperlì- sua moglie, la quale preme per indebolire il legame tra l’uomo e la ragazza per gelosia ma anche per un istintivo truce presentimento riguardo le sue infauste conseguenze.

Popolizio dirige un adattamento snello e molto moderno nell’approccio; straordinario l’utilizzo che ha concepito per lo spazio scenico, inclusi i movimenti degli interpreti, a cui va il merito della modernità del suo spettacolo e che sancisce la sua bravura nella regia, oltre le sue conclamate doti recitative.

Il sapiente uso del mezzo teatrale in tutte le sue componenti sceniche- luci, scene, musiche ed attori- caratterizza positivamente la sua solida ed inspirata direzione, che si muove vorticosamente quasi fosse effettuata in riprese cinematografiche.

L’elemento noir, insito nel testo, per sua stessa natura lo rende estremamente cinematografico ed infatti ne esistono differenti adattamenti filmici e televisivi nel corso dei decenni, come dichiarato dallo stesso regista nella sinossi dello spettacolo.

Eccellenti le prove attoriali dei protagonisti, dallo stesso Popolizio che gigioneggia consapevolmente nel ruolo di Eddie passando da un registro interpretativi all’altro, da un’iniziale leggerezza ed umorismo per scivolare lentamente poi verso il dramma, a Valentina Sperlì, capacissima nel restituire le intuizioni e le frustrazioni di Beatrice Carbone, a Raffaele Esposito, alquanto convincente e misurato nella sua versione di Marco, fino alla fresca performance di Gaja Masciale, molto brava nell’esternare attraverso l’espressione corporea il forte feeling con Eddie/Popolizio.

Importatissimo per la riuscita dello spettacolo, l’apporto tecnico delle luci di Gianni Pollini, le scene di Marco Rossi e la fonica di Alessandro Saviozzi.

Roberto Cesano