Il Vizietto @ Teatro Sistina – Roma

il-vizietto-musical-teatro-sistina-fotoAl teatro Sistina va in scena Il Vizietto, tratto dall’omonimo film di Molinaro, con regia e adattamento di Massimo Romeo Piparo.

Siamo in costa azzurra e la coppia omosessuale Renato (Marco Columbro) e Albin (Enzo Iacchetti) gestisce La cage aux folles, un locale di avanspettacolo con ballerine e ballerini, un po’ fuori dal comune e irriverenti. Tra tutti Albin è la più grande star, sotto lo pseudonimo di Zazà. Laurent, figlio naturale di Renato, avuto prima di conoscere Albin, rivela alla coppia di volersi sposare: l’unico problema è che la sua futura consorte è figlia di un deputato di un partito ultra conservatore, in netta antitesi con la dissoluta vita che conducono i due compagni. Al fine di ottenere il consenso dei genitori, la ragazza mente sull’identità di Renato e Albin, ma al momento dell’incontro Albin si traveste da donna fingendosi la madre di Laurent; qui iniziano una serie di doppi sensi e gag, che purtroppo si rivelano un fiasco. Infine i coniugi conservatori, per sfuggire ai giornalisti che vogliono immortalarli mentre sono a stretto contatto con una coppia omosessuale, saranno costretti a travestirsi e sfilare nel La cage aux folles.

Lo spettacolo ricalca i punti salienti del celeberrimo film, spesso anche citando le stesse battute, che, essendo ormai un vero e proprio classico, anche a 35 anni di distanza, mandano in delirio il pubblico. L’originale sceneggiatura è strutturata a metà tra dialogo, musical e danza, un mix esplosivo che coinvolge un grosso cast di ballerini e ballerine nel La cage aux folles, con le coreografie di Bill Goodson, una cantante lirica e gli stessi interpreti che cantano (direzione musicale Emanuele Friello). E’ tutto studiato nei dettagli, dagli incalzanti dialoghi, ai doppi sensi, alle allusioni e ai piccoli gesti che danno molto colore.

Le complesse scenografie messe in scena al teatro Sistina da Gianluca Amodio danno un tocco di classe e denotano lo sforzo sia economico sia lavorativo dello spettacolo, realizzabile in pochi teatri: impalcature e mobili che cambiano in continuazione nelle scene, sempre ben curate nei dettagli, da salotti molto eclettici, al palco nel famoso bar della costa azzurra, il backstage del palco e dei camerini e addirittura all’aperto in un ristorante. Nonostante ogni luogo rappresentato non sia carino di mobili, è molto efficace, snello e assai colorato, con cambio scena velocissimi, coadiuvati da chiusure sipario o fondo. Essenziale quindi l’uso delle luci, curate da Daniele Ceprani, anche perché, essendo ricco il cast, spesso il personaggio di turno viene messo in risalto dall’illuminazione, oppure si esaltano le situazioni più drammatiche ma anche le esuberanti scene degli show di Zazà, con grande resa cromatica sul palco, giochi di luce sui ballerini, un vedo, non vedo che aggiunge suspense. Fantastici i costumi, a cura di Nicoletta Ercole, che vanno ad aggiungere pepe ad una commedia già molto colorita, addirittura migliori rispetto a quelli del film, specialmente per le parti delle ballerine, di Zazà, nulla da invidiare ai migliori spettacoli di drag queen: paillettes, strass, scollature da capogiro ed altri vestiti molto eccentrici della vita quotidiana borghese per il gentil sesso (o presunto), ma sobria nel caso maschile. Le interpretazioni sono abbastanza convincenti, i ballerini sono ben preparati e coordinati, buona l’interpretazione di Enzo Iacchetti, che rispolvera un lato canoro un po’ accantonato negli anni ma si trova benissimo nella parte di madre e compagna ma anche da show girl di età avanzata, così come Jacob il maggiordomo (Russel Russel), aiutati dai favolosi costumi e trucchi che nascondono un po’ la mimica; soddisfacente la performance dei personaggi che ruotano intorno ai protagonisti, da Laurent, la compagna e i genitori, con qualche dubbio sul deputato conservatore che sembra un po’ forzato e non dà il giusto contrasto con la situazione grottesca.

Scroscio di applausi prima, durante e dopo le esibizioni degli artisti, il pubblico è davvero estasiato da un riadattamento di un film che tutti conoscono, sarà per l’impatto della parte canora nello svolgimento, o semplicemente perché un classico non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Nel complesso l’adattamento prende un andamento più umoristico e grottesco che drammatico; l’accettazione di una madre esuberante e diversa da parte del figlio, sembra rimanere quasi una scusa accessoria dello svolgimento piuttosto che un punto di arrivo di uno spettacolo, ma sembra un’impronta ben scelta dall’inizio. Occorre ricordare che anche il film ha un andamento simile, ma è chiaro che nelle esposizioni teatrali così complesse, non è facile dare una resa poliedrica dei racconti e degli aspetti psicologici dei personaggi, nonostante poi lo svolgimento sia veramente cinematografico grazie alle straordinarie scenografie. Rimane che la scelta de Il Vizietto, nonostante sia ammorbidita da cliché, battutine e abiti succinti, è molto coraggiosa come denuncia sociale in un periodo così complesso nella società e politica italiana, specialmente sul tema delle discriminazioni a danno del pubblico omosessuale, anzi GLBT in generale. Uno spettacolo da non perdere, non impegnativo, adatto sicuramente ai ragazzi e a un pubblico più adulto per la discussione di tematiche che ora sono attuali, ma in realtà 35 anni fa erano rivoluzionarie e precorritrici.

In scena fino al 02/11/2014.

Marco Lelli